Curiosità

Emergenza social: parla il guru Fabio Ciciotti

USATELI ma non riempite il Vostro tempo solo di contenuti rischiate il “Brain Rot”

Più volte ho lanciato l’allarme di utilizzo dei social attraverso diverse interviste, rivolgendomi a qualsiasi generazione. Sapete chi sono e come vengo definito, e molto spesso le persone che mi incontrano ad eventi oppure mi seguono mi chiedono spesso perché mi trovo in un luogo e non posto una stories, e rispondo sempre, perché la mia vita è reale non virtuale e chi vuole sapere di più di me, lo può ottenere attraverso i media classici come tv  che interviste che sono già abbastanza sufficienti per comunicare.

Purtroppo malgrado i diversi appelli e la divulgazione di questi tipi di allarmi sull’utilizzo, e ora  l’ Oxford English Dictionary ha deciso: la parola del 2024 è “brain rot”, traducibile come “cervello marcio” o “putrefatto”. Si tratta di un neologismo che descrive il “presunto deterioramento dello stato mentale o intellettuale di una persona, visto soprattutto come risultato di un consumo eccessivo di materiale (in particolare di contenuti online) considerato banale o poco impegnativo”. Il suo significato è un segnale preoccupante che arriva – neanche a dirlo – dai social, dove l’hashtag #brainrot è stato utilizzato milioni di volte su TikTok per etichettare video insensati e privi di contenuti.

“Brain rot” rappresenta infatti uno dei maggiori pericoli percepiti della vita virtuale, un campanello d’allarme sull’impatto che i social media e i contenuti di bassa qualità possono avere sulla nostra salute mentale. La parola, sebbene già presente nel libro “Walden” del 1854 con un significato diverso, ha assunto una nuova connotazione nell’era digitale, diventando un simbolo delle preoccupazioni legate all’abuso di internet e alla perdita di capacità critiche. L’Oxford University Press ha registrato un aumento del 230% nell’utilizzo del termine tra il 2023 e il 2024, a dimostrazione di come il fenomeno del “brain rot” sia sempre più diffuso e preoccupante.

Aggiungo inoltre, che l’attenzione va rivolta soprattutto, all’emergenza che sempre meno cervelli producono contenuti cartacei, e questo porterà anche alla perdita della scrittura a mano! Non è una notizia ma la definisco un vero e proprio allarmismo, ove inviterei le istituzioni Europee ad affrontare realmente questa problematica di utilizzo dispositivi elettronici in generale. NON d’ho la colpa solo ed esclusivamente ai social, ma in generali ai dispositivi elettronici che hanno letteralmente sconvolto il nostro modo. Ok alla tecnologia ma si vive anche senza telefono, oggi siamo bombardati di comunicazioni, da email a chat di messaggistica, telefonate, social, ma quello che mi domanda spesso quando mi trovo esempio al ristorante ma non siete di stanchi di guardare uno schermo invece di parlare e dialogare con la persona che si ha davanti?

Spesso vedo scene orribili bambini di un’anno (o forse anche meno ) lasciati dai genitori a guardare i video dal loro smartphone mentre sono cena! Ci rendiamo conto?

Il danno alla società soprattutto italiana è veramente allarmante le aziende non trovano personale! Ma non trovano ne le competenze e ne le persone!

Le persone non trovano lavoro, le aziende non trovano lavoratori

È un fenomeno paradossale dell’economia italiana: c’entrano i percorsi di studio e le differenze territoriali, ma anche la demografia.

Le persone non scelgono un lavoro solo per lo stipendio offerto ma anche per quanto risponde ai loro interessi, alle loro attitudini e al loro percorso di studi, per il luogo in cui si trova e per quanto permette di conciliare il lavoro con la vita privata. Allo stesso modo, le imprese non vogliono assumere persone con una formazione o competenze non in linea con il lavoro offerto. Queste valutazioni qualitative sono solo alcune tra le cause del mismatch sul mercato del lavoro, che è un fenomeno “talmente complicato che va trovata immediatamente una soluzione , che non può essere il flusso migratorio! “

Colpa di una generazione che cerca molto tempo libero, e soprattutto che pensa che fare gli influencer o content creator siano lavori al pari dei medici ! Non voglio essere polemico, ma credo che questa dimensione vada ridimensionata, e soprattutto questo articolo è un appello alle istituzioni Europee, con le quali mi piacerebbe fissare un tavolo di lavoro!

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